Piazza Compasso d’Oro, 1
VAI A MAPSL’evento – un talk e una selezione di progetti in mostra, svolti da studi/designer italiani – è esclusivamente dedicato all’identità visiva per il mondo dell’industria e dell’impresa di servizi.
L’obiettivo è duplice: da un lato illustrare il rapporto virtuoso possibile tra la cultura di progetto e le esigenze del committente, dall’altro testimoniare l’operato italiano contemporaneo rispetto al passato periodo aureo – quello tra gli anni ‘50 e ‘90 del secolo scorso – che ha formato in gran parte la tradizione della grafica del nostro Paese, storicamente riconosciuto in tutto il mondo.
La mostra proseguirà fino al 13 giugno.
Questa Tavola rotonda intende riproporre un tema negli ultimi anni non più all’ordine del giorno nel dibattito sulla cultura del progetto.
Qual è oggi lo stato dell’arte del visual design nella corporate identity? Mentre l’immagine coordinata fin dagli albori è stata rappresentativa di gran parte della tradizione grafica italiana, lo scenario degli anni duemila con i cambiamenti epocali e tecnologici che lo caratterizzano, sembra avere dimenticato l’importanza cruciale del suo ruolo nell’economia e nella società.
Interverranno:
Mario Piazza
Storico della Grafica
Docente Politecnico di Milano Dipartimento Design
Anna Carmassi
Project Leader STEAMiamoci
Tavolo Tecnico Nazionale di Confindustria
Carlo Branzaglia
Saggista del Design
Ambassador IED Postgraduate Milano
Vania Mattiola
Avvocato in Proprietà Intellettuale
Antonio Zacchera
Vicepresidente
Associazione Marchi Storici d'Italia
Modera:
Gaetano Grizzanti
Un percorso espositivo che mette in luce come nasce e si sviluppa il disegno dei libri, che nel caso specifico di Silvana Amato si centra su un processo creativo che unisce idea e materialità su uno stesso piano, recuperando così un principio di artigianalità raffinata affiancato a una costante ricerca culturale. Una progettualità attenta alla situazione specifica ma anche creatrice di piccole grandi opere fantastiche di notevole poesia e sensibilità. In mostra una cinquantina di stampe di copertine delle collane di libri da lei curate per varie case editrici o istituti culturali (Laterza, 66thand2nd, Nuova consonanza, e così via) sono accompagnate dalle relative didascalie visive che le descrivono dal punto di vista della grafica. Sono inoltre esposti altri progetti editoriali in cui si esprimono le potenzialità della sperimentazione intorno alla forma della scrittura, oggetti che offrono uno sguardo a tutto tondo sulla ricerca grafica sempre curiosa e attenta della designer.
La mostra proseguirà fino al 30 maggio.
Partendo dall'importanza di valorizzare una realtà paragonabile a quella di un archivio o una collezione museale, ho riflettuto su come vorrei creare una conversazione portata avanti da un personaggio unico che racchiude molteplici forme creative: "Osvaldo Cavandoli". Tralasciando volutamente le pur inevitabili tentazioni di 'suggestione nostalgica', lo scopo di questo evento è di far esplorare il lavoro di Osvaldo, una risorsa inesauribile uno stimolo per le nuove generazioni di creatori di immagini, una fonte di ispirazione soprattutto per la sua magistrale invenzione del personaggio “La linea”, creatura ingenua e irascibile diventata di fatto una figura dell’immaginario collettivo. La mostra si pone quale invito non solo a riconoscere la vita e la storia di uno dei grandi "Artigiani" della tradizione artistica e culturale italiana ma anche, e soprattutto, a testimoniare la transizione di Osvaldo dagli accurati e pazienti arrangiamenti tecnici e stilistici dell'esperienza di Pupilandia fino a quel perfetto connubio di energia picto-fono-cinetica che si incarnerà in uno dei personaggi più iconici, universali e popolari dell'universo grafico globale: la Linea.
La mostra vuole essere un viaggio di conoscenza e riflessione. Eminenti storici e studiosi di cinema d’animazione sono unanimi nell'attribuire all’opera di Osvaldo Cavandoli una importanza esiziale per l’evoluzione di questo particolare linguaggio: tra questi, il professor Giannalberto Bendazzi, che fu anche caro amico dell'artista e testimone di alcune fasi del suo processo creativo, e che fu tra i primi a evidenziare come il personaggio della Linea, nella sua modernità, rimanda subliminalmente alle origini stesse dell'Animazione, compreso il rapporto di amore/odio con la Mano demiurga che le dona vita. Oltre a dare continuità alla conoscenza dell’operato di Osvaldo, ho avuto modo di intraprendere una ricerca di trasformazione su un processo interpretativo che indurrà lo spettatore ad osservare un altro aspetto di questa storia, vale a dire "La Linea che" assume una forma umana attraverso un atto performativo. "Non so cosa sia l'eternità, se si possa lasciare un'impronta per sempre, ma so che le opere permangano ben oltre l'abbandono dei creatori. Omaggiare tali opere rimaste 'orfane' dei propri padri, è un modo di prolungare le vite attraverso le generazioni presenti e future. Osvaldo Cavandoli ha avuto un'idea, che possiamo senz'altro definire geniale nella sua apparente semplicità e nella capacità universale di sintetizzare in sé stessa qualcosa che noi tutti sentiamo in modo intangibile, ma che stentiamo a rivedere al di fuori di noi nel concreto quotidiano." È riuscito a raccontare una storia che viviamo intimamente al nostro interno, in quel luogo in cui non vi sono parole - o forse, solo il grammelot altrettanto geniale di Carlo Bonomi, unica voce possibile della Linea - ma emozioni intrecciate.
La mostra proseguirà fino al 13 giugno.
Modera Anna Dusi Curatrice con la partecipazione di: Sergio Cavandoli, Eric Rittatore, blogger esperto di animazione, Piero Tonin, Illustratore, fumettista e animatore, e Andrijana Ružić, storica del cinema d’animazione.
Ideato e creato da Anna Dusi. Compositore Camilo Angeles. Co-scrittrice Sofia Palermo con la collaborazione creativa di Monica Dusi e Sofia Casprini, interprete e coreografa delle Linea.
La Linea prenderà forma umana attraverso un atto teatrale, un’opera che sia vissuta e colta nella sua complessità nonché completezza. Lo spettatore avrà l’opportunità di immergersi nel linguaggio permeabile, attraversabile della linea all‘interno del museo del design.
5 professionisti del settore indagheranno quanto la pubblicità e le campagne di comunicazione contribuiscono alla costruzione di un immaginario condiviso e che potenzialità hanno di contrastare gli stereotipi. Verranno esplorati i vari modi in cui rappresentare la D&I, incoraggiando il designer ad adottare un approccio inclusivo ispirato ai principi del design for all, per declinare, tradurre e abilitare all’inclusione i diversi messaggi di comunicazione.
Intervengono:
Denis Lo Piparo
Laura la Ferla
Direttore relazioni esterne e comunicazione ATM
Marco Mascheroni
Executive Creative Director - Uniting
Valeria Bucchetti
Professore di Desing Politecnico di Milano.
Flavia Brevi
Capa comunicazione Fondazione Libellula
Valeria Bucchetti, Cinzia Ferrara, Carlo Martino, Paolo Tamborrini, referenti del gruppo di ricerca “Design della comunicazione” di SID (Società Italiana di Design) dialogano sul tema insieme a giovani ricercatori e ricercatrici sulle forme di sperimentazione che l’università promuove a supporto delle linee evolutive della disciplina.
Progetto ed evoluzione della rivista Segnature, divulgata a voce, distribuita a mano.
Racconti sparsi dalla genesi alla sopravvivenza di uno studio di graphic design contemporaneo.
Combinare in modo eccellente prestazioni, estetica e sostenibilità, grazie alle carte speciali per il packaging e la comunicazione, per le applicazioni creative e l'editoria di prestigio. Tutto questo è Fedrigoni Special Papers.
Come rintracciare e fare emergere nella storia della grafica la voce di utenti, fruitori e consumatori? Quali artefatti, quali racconti e memorie vengono alla luce quando la ricostruzione storica del design diventa pubblica o sociale? Negli ultimi decenni, anche grazie alle possibilità offerte dal digitale e dalla rete, è cresciuta l’attenzione verso approcci storici più inclusivi, verso pratiche partecipative di archiviazione, verso piattaforme di divulgazione capaci di raggiungere un pubblico più ampio. In questa conversazione, promossa da AIS/Design per il ciclo Dentro le storie del design, Michele Galluzzo e Carlo Vinti, storici della grafica, si confrontano sui rischi e sulle opportunità di queste nuove prospettive, presentando e discutendo alcune esperienze già compiute in tal senso. Modera Maddalena Dalla Mura.
«Il libro che sta davanti a voi e che ho sfogliato più volte credo vada letto come un sistema di associazioni proposta dall’autore e da scoprire lentamente; come nel volume, invece di proporre una indagine storica e analizzare in ordine cronologico la ricerca di Cresci, si propone un percorso diramato, articolato, denso di parentesi e nessi interni, associazioni di immagini e di modelli di lettura del reale.» (A.C. Quintavalle)
Segni migranti è la traccia grafica del segno-disegno, che convive con la realtà storica della condizione umana, ma anche con quella del migrante contemporaneo. Lasciare il Segno indica la potenza di un’azione e di un’idea convincente e forte.
Il libro di Mario Cresci contiene storie in forma di segni significanti e si presenta come un archivio di immagini personali e collettive che sono la cartina di tornasole, che vogliono funzionare come specchio che rifletta le ricerche di senso che seguono i tempi e le esperienze vissute nei singoli contesti sociali, dentro la comunità e dentro alle cose.
Il libro presenta, in 264 pagine, i progetti grafici realizzati dal 1968 al 2023 per il Piccolo Teatro e la Scala, le grandi mostre a Palazzo Reale, gli eventi culturali, i musei, le aziende dell’arredamento e importanti aziende nel settore privato. Ne risulta quindi una testimonianza visiva, attraverso gli strumenti di comunicazione, di un periodo, la seconda metà del secolo scorso fino ai primi decenni del 2000, molto importante per le attività di carattere culturale della città.
Esiste un profondo rapporto fra abito, corpo e memoria. Tale legame si intreccia al gesto di abitare lo spazio, di lasciar segni, di scrivere e comunicare, di dire e scomparire, tacere. L'abito è una traccia trasversale, raccontabile, cui dar parola e parole poetiche. Il testo riannoda, percorrendo il filo nascosto della poetica del quotidiano, i segni linguistici profondi delle cose ad una fenomenologia sensibile e condivisibile dell'abito come pratica dell'abitare e del vestire, e con valore d'intimità lo stare al mondo. Il filo nascosto che ci lega alla terra, ai nostri legami, permette di esplicitare e confermare una pratica di riflessione atta a svolgersi all'interno del concetto e nelle forme della trama, che diviene un'esperienza di apprendimento, di espressione estetica, ma soprattutto una possibilità di visione e di ri-significazione. Il filo nascosto tra gli abiti ci conduce attraverso trame di pensiero ed esperienza di un territorio del pedagogico che possiede la vocazione dell'orlo, la possibilità di dare voce, dimora e corpo ad un invisibile eppure sensibile (ed educabile) "senso del dar senso". Apparentemente muti, i tessuti del nostro vestire e svestirci, gli abiti e le abitudini dei nostri pensieri e delle nostre emozioni rivelano, ad un ascolto poetico e narrativo, lo sconfinato valore memoriale, progettuale e relazionale della materialità e dell'immaterialità pedagogica. Il libro parla a chi sia interessato a dare parole sensibili al visibile e all'invisibile pedagogico e permette, a chi voglia ascoltare la voce delle cose, di esperire, attraverso fili, trame e nessi, tutta la consistenza materica del fare, l'artigianalità di un'operatività pedagogico-riflessiva che dia sostanza ad una filosofia dell'educazione come pratica di vita pensata.
Bob Noorda (Amsterdam 1927-Milano 2010) si stabilisce a Milano nei primi anni Cinquanta per dare inizio a una carriera che lo porterà ai vertici del design mondiale. In questa città il giovane Noorda si avvicinerà alle grandi aziende attive nel dopoguerra e inizierà a intessere relazioni con le maggiori personalità milanesi in ambito industriale, editoriale e accademico. Nei primi anni Sessanta condividerà lo studio con Massimo Vignelli e successivamente dirigerà la sede milanese di Unimark International. A Milano si sposerà e metterà su famiglia così come dirigerà il suo studio fino al 2010. Bob Noorda si riteneva un milanese doc anche se di nazionalità olandese e a Milano ha dedicato grandi progetti che ancora oggi sono sotto gli occhi di tutti come la linea 1 della metropolitana, il marchio della Mondadori e della Feltrinelli o il marchio del banco di Desio.
Gianluigi Colin, uno dei membri fondatori del supplemento culturale del Corriere della Sera illustra la genesi di un progetto di dialogo tra arte e giornalismo, unico nel panorama internazionale.
Presentazione di Grafica Magazine, rivista cartacea trimestrale che ha come argomento il design grafico e le discipline che ruotano intorno al mondo della comunicazione visiva. Il primo numero uscirà a settembre 2024. Si parlerà del futuro dei giornali e di editoria indipendente.
Lectio promossa da Hoepli in occasione di Biennale Internazionale Grafica.
Attraverso una selezione di progetti e workshop, le fondatrici di studio òbelo Claude Marzotto e Maia Sambonet esplorano le diverse forme di relazione tra immagini e parole nella tessitura di un discorso visivo che tiene insieme luoghi e tempi eterogenei — partendo dal libro per arrivare a parlare anche di spazi espositivi, laboratori, mostre.
òbelo è uno studio di graphic design attivo nel campo editoriale, della comunicazione culturale e della formazione.
Partendo da una riflessione sul libro di Massimo Mantellini Dieci splendidi oggetti morti, il workshop si propone di seguire la traiettoria di alcuni oggetti che sono cambiati sotto i nostri occhi: dalle mappe al telefono, dalla penna alla lettera, dalla macchina fotografica ai giornali. I partecipanti saranno accompagnati nella scoperta di alcuni oggetti presenti in ADI Design Museum e successivamente, attraverso la tecnica artistica del collage, realizzeranno dei manifesti ispirati ai lavori di grandi artisti.
La Società Nebiolo di Torino è stata la più importante fonderia italiana di caratteri da stampa. Fra gli anni trenta e settanta del Novecento, il suo Studio artistico — guidato da Giulio Da Milano, Alessandro Butti e Aldo Novarese — ha progettato caratteri che hanno segnato la storia della grafica italiana e non solo. Una prima valutazione critica del patrimonio storico aziendale, resa finora poco agevole dalla dispersione degli archivi, è stata affrontata nel convegno internazionale Fonderia Caratteri Nebiolo, 1878–1978. Nuovi studi critici tenuto nel settembre 2021 a Torino. A organizzare il convegno e curare la recente pubblicazione degli atti è stato il gruppo Nebiolo History Project (NHP) — composto da Alessandro Colizzi, Riccardo Olocco, James Clough, Riccardo De Franceschi, Marta Bernstein e Massimo Gonzato. La pubblicazione degli atti (Lazy Dog Press, 2023) rende finalmente disponibile un’ampia panoramica delle ricerche più aggiornate su aspetti finora poco indagati della storica azienda torinese. Rivolto a studiosi, grafici, type designer, tipografi e tipofili in genere, ricco di immagini e testimonianze ben documentate, il volume Fonderia Caratteri Nebiolo, 1878–1978. Nuovi studi critici raccoglie i contributi in lingua originale dei relatori italiani e stranieri intervenuti ed è destinato a dare nuovo impulso alla ricerca storica sulla Nebiolo.